MASSIMO GIUSTETTI Vescovo - Racconti e testimonianze
“Siamo rimasti un po’ orfani”, ha commentato qualcuno in questi giorni segnati da due morti improvvise, quella di monsignor Massimo Giustetti e subito dopo del frate francescano, padre Accursio Sebastiano Ajassa. E, per certi versi, ci sentiamo oggi “un po’ orfani”. Abbiamo perduto, in una manciata di ore, due figure che per noi hanno rappresentato il calore dell’amicizia
autentica e dell’accoglienza, l’esempio di una Chiesa coraggiosa e vivace, la testimonianza di un Vangelo vissuto che si china su chi fa fatica, per aiutarlo a risollervarsi dal buio della sconfitta e della rassegnazione.
A padre Massimo dobbiamo gratitudine infinita per aver guardato al “nostro sogno” e averci incoraggiato a perseguirlo. Ha fatto di più: ci ha scommesso in prima persona, aprendoci le porte di quei locali - nel complesso del vescovado - un tempo occupati dalle Francescane di Susa, impegnate nel servizio infermieristico. Era il 1996. Padre Massimo ha voluto che quei locali - rimasti vuoti con la partenza delle suore da Biella - continuassero a parlare di carità. Lì ha accolto “L’Antenna di Itaca”, un punto di ascolto, che iniziava così il suo cammino, in un tempo in cui non esistevano ancora gli attuali e molteplici centri di ascolto zonali. Una scelta che fu biasimata da alcuni. Ma Padre Massimo - che dietro al suo fare mite, era un coraggioso - non battè ciglio. Volle quella porta aperta alla Carità. E partecipò in prima persona. Come possiamo dimenticare quando, in serata, scendeva in pantofole nel “nostro” spazio per sedersi a parlare, per capire quali erano le necessità delle persone che giungevano e per dialogare amabilmente sui bisogni dell’uomo? Credeva fermamente che la preghiera doveva essere unita all’azione. E pensando a Valentina e Graziana - consacrate, che hanno vissuto con lui fino all’ultimo - ci piace pensarci come “l’altro polmone”. Due polmoni - preghiera e carità - tesi a vivere quell’unica fede in Cristo Gesù. Quella di via Vescovado è stata un’esperienza straordinaria, che ci fa ancora oggi brillare gli occhi, perché ci ha fatto respirare la vita di una Chiesa dinamica, coraggiosa, compartecipata. Tempo indimenticabile.
Padre Massimo ha creduto e incoraggiato anche l’esperienza del “Pranzo di Natale”, quell’appuntamento di Itaca nato quando ancora non esistevano porte aperte nelle feste, come oggi avviene. Fu lui - con un’altra dose di coraggio - ad accettare di aprire il refettorio del Seminario Vescovile per il primo pranzo, in occasione del Capodanno. Con un centinaio di partecipanti, molti dei quali erano i primi nordafricani a Biella. Parliamo di oltre trent’anni fa.
Ma con padre Massimo è maturata anche la consapevolezza che la nostra strada era proprio quella dei sentieri impervi del servizio, illuminato dal Vangelo di Gesù Cristo. E lui ha continuato a credere nel nostro sogno - che si è concretizzato poi in una cascina per l’accoglienza, a Cerrione - e ad incoraggiarci.
«Avanti, con fiducia e coraggio», diceva.
Una presenza discreta e amica che abbiamo continuato a percepire anche quando, terminato il tempo della guida della Diocesi, è diventato Emerito. Mai ci siamo sentiti soli: ci ha seguito con la preghiera, ma anche con l’ascolto attento e partecipato. Un autentico padre spirituale, un fratello nel cammino, che ha condiviso con noi tutto: sogni, sguardi sulle persone accolte, difficoltà, pensieri, lutti, ostacoli, progetti... Quando lo andavamo a trovare nella casa a Muzzano, al momento del congedo ci accompagnava fino al cancello e, salutandoci, ci ripeteva: «Avanti, con fiducia e coraggio». E aggiungeva: «Con la benedizione di Dio: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Oggi monsignor Massimo e padre Accursio (che tante volte ci ha accolto così benevolmente in San Sebastiano a Biella) non sono più qui. Non ci chiederanno più “Come state?”.
Non avremo più da loro, nella quotidianità del vivere: attenzione, ascolto, dialogo. E preghiera. Ma abbiamo certezza di non averli perduti.
Lo crediamo con fermezza.
È questa la nostra fede.
Dal Cielo continueranno ad illuminare i nostri passi, sui sentieri di quell’umanità che cerca e fatica.
«Avanti, con fiducia e coraggio. E con la benedizione di Dio».
S.P.