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Rosita - Racconti e testimonianze

2011 Rosita ricamoIl coraggio della fede. Così il vescovo di Biella, Roberto Farinella ha sintetizzato la vita di Rosita Salmaso. Una vita lunga 52 anni.  I funerali nella cattedrale di Santo Stefano, in quella Biella che l’aveva vista studiare al B.V.O., l’istituto delle suore rosmimiane. Quella città con il suo territorio che l’aveva vista sognare e lavorare, anche tra i Comuni della Valle Cervo, dopo essersi laureata in Economia all’università di Torino.  Poi, un altro pezzo di vita tra Biella e Ivrea, dove aveva trovato casa e lavoro negli uffici del Comune. 

Quello di Ivrea è stato l’ultimo tratto attivo della vita di Rosita che a un certo punto, in modo inatteso come avviene sempre, è stata sorpresa e aggredita dalla  malattia. Una malattia subdola, dal carattere instabile, che scandisce il tempo senza preavvisi.  Quando già faticava a camminare e si spostava all’interno del suo piccolo appartamento nel cuore di Ivrea reggendosi un po’ qui e un po’ là, ma ancora riusciva a guidare. Un lavoro, con cambio di mansioni, che rappresentava forse l’ultimo scampolo di normalità. Una quotidianità sempre più faticosa e difficile nella quale incontrava volti amici e anche umiliazioni per non essere più all’altezza.  Quei giorni fatti di speranze e di lacrime, di piccole gioie e di grandi, insormontabili, muri. I muri della malattia e dell’impossibilità a essere adeguati a compiti e ritmi di questo nostro esigente oggi.  La visita quasi quotidiana alla comunità delle suore nel cuore di Ivrea, le messe in cattedrale, l’arrivo del vescovo Edoardo. Amava le omelie del vescovo come sempre si era sentita legata alla comunità dei Filippini di Biella. Lei era dentro la vita della Chiesa.  “Ti devo portare al Monte Stella. Guiderò io”, mi diceva. Era un modo per guardare sempre avanti. Amava fortemente quel luogo. Come amava Oropa, con la sua Madonna nera. Sotto il segno di Maria era nata anche la nostra amicizia. Ci eravamo conosciute, grazie al parroco di Zimone, sul treno che portava a Lourdes con il pellegrinaggio diocesano Oftal. Il viaggio nella stessa carrozza, lo stesso albergo e tutto il pellegrinaggio vissuto insieme. “Sveglia, sveglia…” bussava allegra alla porta e già era andata a pregare alla grotta. La malattia stava dando le prime avvisaglie e la sua esistenza stava subendo i primi scossoni, quelli che piano piano ti fanno modificare vita e relazioni. Al ritorno il desiderio di continuare a camminare insieme. Rosita ha così condiviso pezzi di vita dell’associazione Itaca. 

Quando arrivava a Cerrione c’era con lei sempre una torta di mele: “Una torta per me e una per la comunità”, diceva e scherzava sulla sua tirchieria: “Guarda che ho speso poco, ho preso le mele un po’ bruttine”. Quante risate e quanto cammino condiviso. Il tempo in cui, all’ombra del salice, insegnava a ricamare a una persona accolta che tutto faceva tranne imparare… I gelati “dalla Giorgia”. Gli incontri di dialogo e di preghiera, in comunità.  E poi i pranzi di Natale con le persone sole e in difficoltà fin quando è stato possibile, anche sulla sedia a rotelle. Ci credeva a questo cammino e lo dimostrava  con le sue telefonate. Fino a quando è riuscita, quando ormai era ricoverata in casa di riposo, mi telefonava tutte le sere per la buona notte.  Una storia di amicizia che si è intrecciata con l’AISM e  chi vive e combatte con la sclerosi multipla. Una storia di amicizia che si è intrecciata con i Silenziosi Operai della Croce, al santuario del Trompone a Moncrivello.

Una storia di amicizia che si è intrecciata con quella della sua famiglia in  particolare del fratello Pier - titolare della carrozzeria PierCar di Biella - che con il sorriso sulle labbra ha condiviso la fatica sempre più crescente della malattia di Rosita. Sempre pronto ad accompagnarla ovunque, soccorrerla fino a regalarle la gioia grande di diventare zia di Margherita.  Una storia fatta di sorriso,  sofferenza e di amicizia. Proprio una storia segnata dal “coraggio della fede”, come ha detto monsignor Farinella che aveva conosciuto Rosita quando era sacerdote a Ivrea. Una fede tutta mariana che ha accompagnato i passi di Rosita e li ha rischiarati, anche nel tempo difficile.

S.P.